Inediti
ERIKA DI FELICE
***
Esistiamo, solo
nel perimetro sicuro di quello che tocchiamo
stanno
le nostre geometrie gettate a caso –
così conosco questa sedia
il suo premere sull’osso
l’opposizione alla caduta
e la tensione
che precede l’abbandono.
Di noi sappiamo questo
la linea e il cerchio
l’afferrare delle mani
un tratto nero della penna a dire
io.
***
Vorrei insegnare al corpo
ad assentarsi
come forse nei momenti
di trapasso – o di violenza.
Troppo nero il buio che si vede
roteare sotto ai fari
in fila lenta ai marciapiedi.
Puoi correre tu qui da dove guardi?
Puoi raccogliere quello che tracima?
Non lo sai, in fondo
non è rispondere a un appello
tutto il bene che ci salva.
***
Le parole sono false – dicono
tu scrivi
per toccare il Fuoco
per Amore o
Verità
ma se ci provo, io, davvero
non so più
dei giri ampi con le dita
che ti facevo sulla schiena.
Non c’è rifugio al tè che si raffredda
all’altro capo della stanza.
Dalle tue mani, giuro
io non so se c’è riparo.
Erika Di Felice (1984), architetto libero professionista, collabora ai corsi di Storia dell’Architettura e di Storia del Design dell’Università di Chieti-Pescara. Nel 2019 pubblica la sua prima silloge Sulle labbra del silenzio (Arsenio Edizioni), segnalata al Premio Città di Grottammare. Sue poesie sono presenti nella raccolta I racconti di Macondo (Ianieri, 2020) e sulla rivista web «Voce del Verbo».
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Fotografia © Ayman Nakib
08/04/2021