Inediti
GIAMMARCO DI BIASE
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L’anomalia di una folla
quando tu non ci sei.
Si parte sempre dalla cinetica
delle gambe se sostieni che il mondo
sia questo semaforo, molecole
che trapassano il traffico.
Non c’è geometria che sconfini
ogni angolo, le vetrine una falsa frazione.
Fa’ che siano un misero cerchio
i sassi che tu dici asfalto.
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E questa vita, se siamo fortunati
è guardarci con i morti, per sempre guardare
tirarci nelle mani la terra
aprire clorofilla nell’ultimo anello lunare
da brillare come avena
sotto esergo e croce lagnarci.
Poi ecco, di nuovo la gravità
solo bestie a ricordare con scarpe
rubate all’aldilà, mangiare ingoiare
per salvare sempre mangiarsi
premuti sul guscio della pelle
ballando su tombe il destino.
(Il nostro feretro l’acqua che siamo
la pena del mondo come in preghiera).
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Non si può stare per tutta la vita
dentro di un altro. Con ogni speranza
noi creiamo questo altare. Lo si fa
biologicamente, credendo in più mondi
annulliamo l’amore. Essere cani
solo tra fauci, bestie che hanno cuore
nelle zampe e Dio uno spavento
il suo paradiso qui nei muscoli spenti.
Ma in quale crepa crediamo? Voglio rimanere
nel cuore di un altro, e questo bacio
che mi ripeta sempre.
Giammarco di Biase (Foggia, 1993) è studente di Beni culturali, giornalista e operatore culturale. Scrive di letteratura, cinema e filosofia su magazine, blog e fanzine locali e nazionali, dove intervista alcuni tra i maggiori scrittori e poeti italiani e stranieri.
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Fotografia © Tamara Dean
07/10/2022