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Inediti

MARISA CARELLI

***


Figlie: ci sogni bambine, dici: «È bello così».

Avrei voluto spiegarti che a me piace ora

il timbro delle nostre voci o che il passato


non si perde, fa da scivolo al presente,

sullo sterno fra i seni come fra le valli,

giù dai dorsi. O che la rosa va sfogliata


dei suoi petali per sentire che rinasce

quando non t’aspetti sullo stelo paradigma

e la ritrovi memoria in punta di dita.


Ma il non detto è una risalita al contrario,

su per spine-gradini dove tu

ti imbatti ancora in te.



***


Dove si fa giorno

a ogni paesaggio,

in te sia il suo risveglio.


Chiedi,

come Hegel sulle Alpi,

in che modo maturano i formaggi

e non dimenticare l’aurora.


Dai figli non pretendere

che a sé vogliano bene

indifferenti a strade,

aeroporti o ferrovie.


Perché talvolta chi

si strania

lo rimette al mondo

una piana,

le dolci colline,

le grida di montagne.


Una fisarmonica

che suona chiusa

è il sonno.


Si spalanca ed è

divinazione

imparare ad amarsi.



***


Sono nata con le mani strette

nella più mistica delle preghiere:


non chiedete per me

disegni dal futuro.


Cresciuta a ritroso,

mi sono fatta compasso


leggera su una bici


o cercando gli orari

dei tram per il rientro.


Ora torno a nutrirmi del petto,

un tronco che viene dal ramo.


(Fino allo scheletro della foglia

si affacciano queste parole.


Fino a te che leggi, in controluce).



***


Si potrebbe pianificare una fuga solare,

un appuntamento col raggio di luce,

nell’altrove, in un luogo non tuo:


un sasso, un punto, il prato battuto

che si apre nei suoi fili d’erba.


Il premio è la sanzione del mutare.




Marisa Carelli è nata ad Acquaviva delle Fonti nel 1981. Laureata in Filosofia all’Università di Bari, dal 2009 insegna Filosofia e Storia nei licei. Gli inediti qui presentati fanno parte della raccolta Il curriculum dell’introspettivo, in fase di pubblicazione.



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Fotografia © Laura Makabresku


02/12/2022

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