Inediti
SIMONE MIGLIAZZA
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A stare con i gatti sul balcone
e guardare la vita che si muove
dal margine, fra vasi dove insecca
terra in disuso e strame. Farsi posto
tra le cose, restare: basteranno
quel vento fra le piante nell’attesa
della sera, le prime ombre, la rondine
in picchiata e ascoltare la domanda
che corre lungo i viali, fra le case.
***
La marina ventosa, i cutter bianchi.
Bambini che scavallano per gioco
nel frangente: ignorano le madri,
fra le creste si spingono incuranti.
Si tendono gli ormeggi dalle barche
e nel subbuglio a permanere, solo,
è il muoversi incessante degli scafi.
Sferza l’aria la frangia degli ombrelli:
un suono di scudiscio frusta gli alberi
lasciati senza vele a ciondolare.
***
Ieri notte in terrazza abbiamo acceso
una candela. Ai margini del tavolo
si spingeva la sua luce: passava
tra bicchieri e bottiglie, sulla grande
ciotola bianca piena di cipolle
e agli. La città era viva nell’estate:
autoradio e sirene risuonavano
nel verde lampeggiante della croce
elettrica di una farmacia. Le ombre
delle piante esitavano sul muro
a ogni incertezza della fiamma. Chiara
notte era oltre questo tremolare.
Simone Migliazza è nato nel 1982. Si è laureato in Storia dell’arte presso l’Università “La Sapienza” e in Discipline musicali presso il Conservatorio “O. Respighi” di Latina. Attualmente insegna in scuole pubbliche e private. Ha esordito nel 2020 con la silloge Un estuario fecondo d’isole (Pluriversum). Nel 2022 ha pubblicato Poesie della voce nuova (puntoacapo).
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Fotografia © Hossein Goshtasbi
22/09/2022