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allora ho acceso la luce: una donna
compare oltre le mura come una felicità
che non aveva gli occhi
verde speranza; sembra ubriaca e cade:
quante volte abbiamo creduto insieme alla vita
o l’irrompere dei mostri, la fuga oltre il rito
azzurro come la saliva di un sogno
a parteggiare la vertigine e dimenticare
la voce prima. Tutto rimostrava una giungla
o l’argilla... e nella caverna crollava ancora:
chiedeva una carità impossibile di vuoto.
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Conoscevo un uomo che collezionava gabbie
per sostenere la verità degli uomini di non sapere
volare
così per fargli torto volevamo sbestiare il cielo,
precipitare a uno a uno gli uccelli quaggiù con la trappola
di una panaia: tagliare loro le ali,
donargli le nostre braccia per scrivere
meglio delle persone che volano dopo avere perso
la maturità dell’aria. Noi invece saremo spuntati
al centro della terra: gli stormi
ci vedono sull’equatore quando manca il sole.
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Siamo fuggiti nelle Terre del Nord
dove abbiamo incontrato il lago dormire
con gli occhi aperti, con gli occhi chiusi
la solitudine parlare in un museo
senza essere capita
quando per esempio un tedesco decide
di mandare un messaggio alle stelle,
una bambina chissà dove vede la neve
per la prima volta.
Antonio Merola (Roma, 1994) ha pubblicato il saggio F. Scott Fitzgerald e l’Italia (Ladolfi, 2018). Cofondatore di «Yawp – L’urlo barbarico», è stato incluso nell’antologia Planetaria – 27 poeti del mondo nati dopo il 1985 (Taut, 2020). Allora ho acceso la luce (Taut, 2023) è la sua raccolta d’esordio.
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Immagine di copertina: Francis Bacon, Studio per nudo accovacciato, 1952
28/09/2023