CAOS
Premettendo
ch’è sempre doloroso impalare
l’anima in un discorso, scrivere
un diario, lettere, versare
iride nella tinozza di un colloquio.
A quest’età e con i tempi che corrono,
io siedo al bordo dell’orecchio
universale; dico
«biondo, marziale cieco cielo
dove il tempo è rotondo: la verità
è orrendo cannocchiale».
Poi mi rivolto, ascolto chi parla,
annuso odore di vero nel parziale
gesto di chi mi appaia. Credo
a tutto; a quest’età si è un cimitero
abbastanza paziente.
L’UDITO CRONICO
Le poesie d’amore le do
in appalto ai droghieri. Io
inseguo pensieri su cui
casco, è vero, in rime toniche.
Anche a me succede; ma in genere,
è un fatto, sto in piedi.
Ed ho
un bell’udito cronico
per la vita, o meglio
per la testa impazzita
dell’uomo che ragiona, e gli sale
accanto in due, divisa
fino all’occhio glaciale.
LA MADRE VEDOVA
Porto un etto di morte sulla spalla
ad amare mia madre; salmina
lucida, odora; e ti salta
di dire «zitta», pestarla. Che fare
senza marito? Il pomeriggio le sale
negli occhi – alta marea – e affoga
così mitemente la sua crocchia o pelliccia
di lontra, tinta, fioca, che io
salvo da nuotatore quella fronte, le cavo
il sinistro ciglio, lo porto
a riva con fatica infinita. Poi
ricomincio.
Cristina Annino (pseudonimo di Cristina Fratini, Arezzo 1941 – Roma 2022) è autrice di varie opere, tra cui: le raccolte di versi Non me lo dire, non posso crederci (Tèchne, 1969), Il cane dei miracoli (Bastogi, 1980), Madrid (Corpo 10, 1987), Avatar (postumo, Avagliano, 2022), L’udito cronico (postumo, Graphe.it, 2023) e il romanzo Boiter (Forum/Quinta Generazione, 1979). Nel 1984 Walter Siti la include nel terzo volume dei Nuovi poeti italiani. I suoi scritti sono stati tradotti in diverse lingue e inseriti in antologie.
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Immagine di copertina: Edward Burne-Jones, La testa funesta, 1885
06/10/2023