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Abbiamo scrostato l’ombra per rendere chiaro
il tempo che ha la lucertola a staccarsi la coda.
Abbiamo contato gli spasmi dell’amputazione
rinunciando anche noi a una parte di corpo.
Quando sono mancate le parole che tiravano
l’inizio del giorno
e la fine la coda apriva fra i sassi tagli perenni.
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In segreto ti fai labirinto
che non ha strada buona,
nella resa riposi. Al risveglio
guardi la foto dove dicevi
qualcosa e nessuno sentiva.
E sei ancora sulla punta più alta
per guardare scorrere l’acqua
e tornare all’inizio
invertirlo.
***
Posso enucleare l’occhio
per vedere meglio il mezzo,
osservare
ciò che non dovrei
ciò che non potrei
vedere meglio,
vedere meglio
assomiglia
a una disfatta.
Le parole,
come gli ossi,
reggono la struttura
principale.
Letizia Polini (Fermo, 1988) vive a Bologna, dove lavora come insegnante. Macula (Ensemble, 2022) è la sua prima raccolta di poesie.
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Immagine di copertina: Manuele Cerrutti, Motus naturalis, 2018
05/01/2024