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e le travi di casa fanno amo al tempo

che avvizza, cardando schiuma lento

(pur) ridendo d’ottobre sani d’oltrevivere

che i morti si conservano per anni — bene


asciutti — ferecide d’un farsi notte e sonno

di noi, il giorno si copre ancora fino agli occhi

troppo il fuori e nuova lingua che s’impetri

disincarni, che perduri: loro


le contorsioni della terra, loro

a chiamarsi e un’altra pioggia



***


l’ira feconda alle ginocchia, ai vespri

nel petto e queste piccole morti

inerbate a mucchi ai piedi del letto

il solo dentro è la casa, la malsana

coi cimici e piccola orazione

che nessuno abita


un giorno che si calma solo a morsi

esondato oltre la roggia il più nulla

irraccolto e questi giunchi

a stringere i polsi

strangolare le notti già morte

soffocate e lo sono



***


un paese fatto inverno

pieno d’occhi

come creste di gallo fluorescenti

smangiati e iracondi anche i febbrai

e si fa noi

noi l’omettere il fare torto

noi impilati conficcati come astri noi deposti

ornamenti noi i settembri i grandi aperti

i fianchi sempre caldi

munti a stento recitiamo

anche l’ultima sua voce

Fabio Orecchini (Roma, 1981) è poeta, artista e permacultore. In poesia ha pubblicato: Dismissione (prima ed. Polimata, 2010; seconda ed. Luca Sossella, 2014), Per Os (Sigismundus, 2017), Figura (Oèdipus, 2019), Malbianco (Edizioni Volatili, 2021) e Nemat (Industria & Letteratura, 2024). Suoi testi sono tradotti in inglese, arabo, romeno e spagnolo. È presente in diverse antologie e collabora con la casa editrice Argolibri, per la quale dirige le collane “Talee” (con A. Franzoni) e “Fuori catalogo”.



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Fotografia © Osamu Yokonami


15/11/2024

Nuovi versi

POESIE DA “NEMAT”
DI FABIO ORECCHINI

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