top of page

***


Piegata in due dai mucchi di rifiuti

che vomita confusi la città, incidi

su un muro di graffiti fiori calcarei

tanto vicini a te e al volo rallentato

delle stelle. Poi ti siedi al tavolo

di un bar abbozzando un sorriso

dietro una tazza di tè. Sfogli il diario

che portavi sotto il braccio fino a trovare

la pagina orfana dove non vi sono

notizie né discordie né universo né leggi,

solo una nebulosa di volti senza storia,

di tempo che non ha radici, simile

al ragazzino che spumeggia là dove

le foglie cadono coprendo i marciapiedi.



***


La luce del sole esplode nel meriggio d’estate

e s’aggrappa al balcone verde di edera dove

mia madre riposa, e io vengo ancora a nascerle

dentro, grembo di semina, senza tregua di rive,

dalla iniziale insistita parola che passa e ritorna,

preghiera e comando di tempo innocente,

tristezza dell’ora che muore.

L’estraneità tace, come anche la polvere e

le cicale che si sentono mancare nell’immobilità

dell’aria. L’essere si scioglie in un solo

abbandono, il sentire non duole, s’acquieta

il rovello dei pensieri sopra un ventaglio sciupato

dal caldo che bisbiglia, prima di assopirsi.



***


Tutto quello che c’è

è un attimo fermato ad un incrocio,

improvviso come un colpo d’ala.

Fra lividi di faglie, buchi neri, punti

di traforo, il nostro incontro

in quell’attimo stranamente si congela

senza inaridire come un diamante d’ombra

in un deserto in cui tutto ci insegna

a viver soli.



***


Nuotare nel fiume petroso del Tutto

in cui nessuno si è inoltrato due volte,

senza luna che disveli un suo segno –

convertire la rena in strumento nell’umido

odore di fumo di un falò fra le pietre:

scavarne il suono, la forma – spartirsi

un pezzo di pane, un sorso di vino,

per trovare, nel contatto di mani, un’unica

visione dell’acqua e di noi – gettare

una sonda nell’universo dell’attimo

in un silenzio d’avvento che faccia quasi

sentire lo spazio che ascolta, l’ombra

che trattiene ogni sillaba di ogni parola

sacrificata nelle cerimonie del vivere.

Rosa Salvia, nata a Picerno (PZ), vive a Roma dal 1986. Ha pubblicato il romanzo breve La parabola di Elsa (Osanna Edizioni, 1991), le raccolte poetiche Intermittenze (Aletti Editore, 2003), Luce e polvere (Aletti Editore, 2005), Le parole del mare (LietoColle, 2007 – Premio Le Cinque terre – Siro Guerrieri), Mi sta a cuore la trasparenza dell’aria (La Vita Felice, 2012 – finalista Premio Alda Merini, Brunate), Dolore dei Sassi (puntoacapo, 2015 – menzioni speciali Premio Lorenzo Montano e Premio Thesaurus – città di Matera), Il giardino dell’attesa (Samuele, 2017 – Premio Massa – San Domenichino, menzione speciale Premio Lorenzo Montano) e Tempo innocente (LietoColle, 2019).



*

Fotografia © Giacomo Vesprini


05/03/2021

Nuovi versi

POESIE DA
“TEMPO INNOCENTE”
DI ROSA SALVIA

bottom of page